La prima domenica del nuovo
mese ci regala il ritorno dell’Eccellenza e due derby in serie D, con
conseguente garanzia di punti almeno per qualcuna delle regionali.
La festa è del Mezzocorona e
della Fersina, mentre Trento e S. Giorgio affondano.
Al via Santa Maria c’è il
pubblico delle grandi occasioni: tribune piene e, inutile dirlo, foltissima
rappresentanza ospite. Encomiabili come sempre gli Ultras del Trento che,
nonostante una situazione disastrosa che dura ormai da anni e tale da
scoraggiare anche il tifoso più sfegatato, non mancano mai e, nel limite del
possibile, sostengono una squadra apparsa oggi più che mai impresentabile e
senz’anima. I continui arrivi di nuovi giocatori rendono persino difficile
riconoscere da domenica a domenica chi si trova in campo. Basta questo per
riassumere l’infinità di errori che le due società hanno commesso durante la
stagione.
Partenza forte per i
gialloverdi che premono sulla sinistra, soprattutto con l’argentino Caraccio e
Pisetta che tentano di innescare il compagno Paganelli, alto e fisicamente ben
messo dunque in grado di farsi valere sia in area sia a livello di sponde. Sin
da subito gli aquilotti danno l’idea di essere piuttosto fragili in difesa, con
Casagrande che non riesce a dare sicurezza, i terzini non convincono e Diana si
sgola e ci mette del suo ma non può fare reparto da solo (ricordando che, tra
l’altro, quello di centrale non sarebbe nemmeno il suo ruolo). In porta il
ritorno di Sforzin dopo l’infortunio equivale ad una maggiore tranquillità,
vista la recente performance del sostituto Zenga. Il numero uno veneto compie
un prodigioso intervento anche in occasione del vantaggio Mezzocorona, ma
arbitro e guardalinee vanificano tutto. L’episodio è da moviola: la pressione
dei draghi produce un corner battuto dalla destra, la palla carambola su un
giocatore e sembra infilarsi in rete ma un balzo di Sforzin salva tutto. O
almeno così sembra dalla curva aquilotta, perché secondo la terna la sfera era
già entrata. Il dubbio rimane, anche se dopo il replay serale non si può
escludere che la palla fosse effettivamente entrata. Decisiva quindi la
sfortunata deviazione di Casagrande, che quest’anno trova spesso la porta.
Peccato che in vari casi la porta è quella sbagliata.
Non solo gli ospiti non hanno
ancora trovato il bandolo della matassa, ma sono già in svantaggio. Il
Mezzocorona non spicca certo per la qualità dei suoi elementi o per giocate
illuminanti, ma mostra maggiore cattiveria agonistica e un pizzico di
organizzazione, della quale non vi è traccia dall’altra parte. La partita non è
tra le più gradevoli, con un infinità di errori e moltissimi falli. Se i
giocatori non danno il meglio, lo stesso vale per l’arbitro che si adegua al
livello generale e sbaglia parecchio. Dopo il gol subito i gialloblu non
riescono ad imbastire un’azione degna di questo nome. I terzini non spingono o
lo fanno in modo indecoroso, a centrocampo si soffre l’aggressività e i
raddoppi dei padroni di casa. De Zerbi, che dovrebbe essere il faro della squadra
si muove troppo poco e finisce per essere ingabbiato. Il bresciano inoltre, pur
avendo piedi decisamente buoni, non solo soffre il ritmo alto per la precaria
condizione atletica, ma per motivi misteriosi evita la conclusione personale
anche quelle poche volte in cui vi sarebbe la possibilità di farlo (se
escludiamo un unico tiro velleitario facilmente parato). In avanti il solito
Aquaro fa a sportellate con tutti ma non viene mai assistito a dovere. I
gialloverdi sfiorano invece il raddoppio prima con Caraccio, il cui colpo di
testa viene alzato da Sforzin sopra la traversa, poi con Badu, che sfiora il
palo, infine con Paganelli che, resistito alla pressione di Diana viene chiuso
da Casagrande proprio mentre stava per calciare in porta. Il secondo tiro verso
lo specchio degli aquilotti arriva quasi allo scadere del primo tempo con un
destro alto di Mazzetto, dopo spunto di Alberti. Lo stesso Alberti ci prova
poco più tardi ma il portiere copre il suo palo e mette in angolo. Se la prima
frazione ha visto prevalere il Mezzocorona, il secondo tempo si apre con un Trento
più propositivo. Il neo entrato Gattamelata prova a dare la scossa muovendosi
fra attacco e centrocampo, mentree sugli esterni il nuovo acquisto Lentini e
Alberti salgono con più frequenza e con più grinta. La squadra sembra crederci
di più e al 10’ arriva il pareggio:
Alberti se ne va sulla destra, cross in mezzo dove Aquaro con uno stacco
perentorio la mette lì dove Fracalossi non può arrivare. La curva gialloblu si
ravviva ma la speranza di ribaltare il risultato e ottenere una vittoria che
serve ad entrambe senza se e senza ma dura veramente pochissimo. Non passa
nemmeno un minuto e il Mezzo è di nuovo avanti. Difesa distratta, Casagrande
non controlla Badu, si fa aggirare ingenuamente e poi per completare il
disastro lo trattiene. Il direttore di gara non può far altro che assegnare il
penalty che Paganelli trasforma spiazzando Sforzin. Allucinante. Tutto da
rifare dunque per il Trento e morale sotto i tacchi. Increduli i tifosi
aquilotti per i quali che si rendono conto come al peggio non c’è mai fine. Gli
aquilotti comunque prendono progressivamente in mano la partita. Alberti ottiene
spesso palla sulla destra e poi si accentra oppure prova a servire Aquaro che
tiene sempre in allerta la difesa. De Zerbi tenta qualche giocata, Lentini
sull’altro lato del campo cresce con il passare del tempo. Gli aquilotti guadagnano
qualche corner ma mancano di vere e proprie chance. La palla-gol più clamorosa
capita sui piedi di un nuovo entrato che svirgola malamente da pochi passi dopo
respinta sul portiere in risposta ad un’inzuccata di Aquaro. Successivamente ci
prova ancora Alberti ma Fracalossi fa buona guardia. Dall’angolo che ne deriva
nulla di fatto per il Trento e a cinque dal termine il deludente Jovanich
lascia i suoi in dieci rimediando il secondo giallo. Di lì a poco la rete che
chiude il match: punizione battuta velocemente, difesa ospite imbambolata e
Caraccio rientra sul destro e la mette alla sinistra del portiere. È la
sentenza definitiva. Esplode la gioia dei gialloverdi che tornano a vincere
dopo mesi di amaro digiuno. Solo rabbia e rassegnazione per i tifosi del Trento
che applaudono Aquaro per l’impegno ma non le mandano a dire né agli altri
giocatori né ad una dirigenza che non sta raggiungendo i risultati promessi.
Scene già viste. Un’altra insopportabile retrocessione in Eccellenza si
avvicina.
Ancora una volta il piccolo
Mezzocorona la spunta dunque sul grande Trento. Un confronto tra paese e città
sempre interessante ma che non dovrebbe nemmeno esistere per il semplice motivo
che Trento, come città capoluogo di provincia e per il tifo, merita di essere
in categorie più nobili.
Se dalla parte del Trento per
il momento c’è solo la matematica, va comunque detto che a Mezzocorona dovranno
dare subito continuità a questo successo per sperare di raggiungere i playout.
Per il momento il quart’ultimo posto è lontano 7 punti (Pro Sesto) e il
sest’ultimo ne dista ben 12 (Fersina). Troppi per i rotaliani, che devono o
superare la squadra che occupa la posizione direttamente superiore o ridurre il
gap dalla Fersina. Dato che di gioco se n’è visto poco, i gialloverdi devono
ripartire dall’entusiasmo per questa vittoria e dalla determinazione/convinzione
che Orsini sembra almeno in parte aver riportato. Ma potrebbe non bastare.
La formazione del momento è ad
ogni modo la Fersina che in una fase importantissima della stagione infila tre
vittorie dal valore incommensurabile. Dopo aver piegato Caravaggio e Caronnese
i perginesi calano il tris nell’altro derby di giornata e lo fanno di
prepotenza. Gli altoatesini sprofondano in tutti sensi nella palude di
Vigalzano e se ritornano in val Pusteria con 5 reti sul groppone. Partita senza
storia, purtroppo disputata su un campo veramente impresentabile: qualche filo
d’erba intervallava una distesa di melma, che richiamava alla mente battaglie
d’altri tempi. Decisa a vendicare la sconfitta dell’andata che aveva dato il
via ad periodo nerissimo, la Fersina assalta fin dal fischio iniziale la porta
pusterese e al terzo minuto è già avanti: due difensori biancorossi tentennano
in area di rigore e Bazzanella è in agguato e con un destro sul palo opposto
porta in vantaggio i suoi. Amnesia imperdonabile che complica una partita che
non riserverà nel corso dei minuti nulla di buono al S.Giorgio. Poco dopo una
delle poche sortite offensive degli ospiti con Peter Mair che costringe il
portiere a rifugiarsi in corner. Poi è solo Fersina. Minuto 12, tiro cross di
Mammetti, difesa non perfetta e portiere sorpreso. La palla finisce in fondo al
sacco e per il S. Giorgio è un’altra doccia fredda. Il terreno di gioco pesante
favorisce la formazione più grintosa e battagliera, ossia quella giallonera,
che finisce per dilagare. Non è nemmeno passato un quarto d’ora che Donati dopo
verticalizzazione di Panizza segna il 3-0. I ragazzi di Morini spariscono dal
campo e incassano pure il poker di Panizza. Perginesi travolgenti e S. Giorgio
allo sbando. La ripresa si apre con i biancorossi intenzionati quantomeno a
ridurre il passivo. Obrist ci prova da fuori ma senza risultati, poi Orfanello,
stranamente abulico, invoca un rigore che sembrerebbe esserci: lanciato verso
Chimini viene toccato da dietro dal difensore che ormai non poteva più
raggiungere la palla. L’arbitro però non interviene. A questo punto gli ospiti
si spengono nuovamente e alla mezz’ora Mammetti realizza la sua personale
doppietta e fa calare il sipario.
La classifica recita ora:
Montichiari, Caravaggio, Mapellobonate 34;
Alzano Cene 32;
Aurora Seriate, Seregno 31;
Darfo Boario 30;
Fersina Perginese 29;
Pro Sesto, San Giorgio 24;
Mezzocorona 17;
S.Angelo, Trento 13.
Di Trento e Mezzo abbiamo detto. Il S. Angelo,
ancora sconfitto sembra destinato a retrocedere e questa per la Bassa è un’ottima notizia (non me ne vogliano i lodigiani),
in quanto sarebbe scongiurata la peggiore delle eventualità, cioè quella della
retrocessione di tutte le regionali. Il S. Giorgio, altalenante e meno solido
che in passato è comunque in una posizione abbastanza rassicurante se l’obiettivo
è quello di raggiungere almeno i playout. La Fersina sta raccogliendo i frutti
di un lungo lavoro e dà l’impressione di potere addirittura provare il
colpaccio, ossia la salvezza diretta. La permanenza in categoria può esser
raggiunta migliorando l’attuale sest’ultimo posto oppure mantenendo un distacco
notevole dalla terz’ultima. I 12 punti di vantaggio del momento sarebbero ad
esempio sufficienti.
Riguardo all’Eccellenza
ricordiamo che alla Bassa conviene
sperare nella salvezza delle trentine.
Il Dro è fuori da ogni discorso salvezza in
quanto serissima candidata alla vittoria finale, mentre fra le altre trentine
perde solo l’Alense, sconfitta a Bressanone (2-0). Si tratta della trentina più
in difficoltà e quella che con ogni probabilità resterà invischiata nella lotta
per non retrocedere fino all’ultima giornata. Mori e Albiano non si fanno del male
(1-1) e muovono così la classifica con un punto a testa. I rossoneri danno
continuità alle vittorie con cui avevano chiuso l’andata e sembrano avere le carte
in regola per uscire dalla zona pericolo. Pareggio anche per il Comano che esce
indenne dal sempre insidioso campo della Plose e resta nella parte alta della
graduatoria. Al Levico vanno invece i complimenti per l’impresa della domenica:
sotto di due gol, rimonta e vince 3-2 sul Maia Alta. I meranesi rimangono nei
bassi fondi, mentre i gialloblu compiono un balzo in avanti fondamentale che li
proietta nelle posizioni migliori.
In testa due neo promosse: Dro e San Martino a
quota 30 (solo un pari per la compagine della val Passiria)
In fondo: Termeno e Porfido Albiano 17; Naturno 16
; Bolzano 14; Alense 14; chiude il Maia Alta con 12. (ma molte altre potrebbero
essere risucchiate nella lotta per non retrocedere).
Mancano due
settimana alla prima di ritorno in Promozione e la Bassa è nel frattempo
impegnata in amichevoli. Sabato ad esempio i ragazzi di Brugnara hanno
disputato la prima sfida del Trofeo Perghem (vinto l’anno scorso proprio dalla
Bassa).
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