La Bassa è già in letargo dopo le
due ultime preziosissime vittorie, ma il calcio regionale non si è ancora
fermato e come sappiamo i risultati delle altre regionali potrebbero rivelarsi
decisivi per il destino dei nonesi.
La partita della domenica si giocava
al Briamasco, dove Comano e Levico hanno disputato la finale di coppa. Dopo 120
minuti di battaglia il trofeo è finito nelle mani dei giudicariesi, che l’hanno
spuntata solo alla lotteria dei rigori, dimostrandosi infallibili dal dischetto.
Per la cronaca, i vincitori un tiro dagli undici metri l’avevano in realtà
sbagliato, ma in precedenza, durante la partita. Tempi regolamentari e
supplementari non sono bastati per dirimere la contesa e sbloccare il risultato
di parità. Un 2-2 frutto di una partenza a razzo del Comano e di una rimonta
dei valsuganotti costretti ad inseguire dopo il doppio vantaggio degli
avversari. I gialloneri si portano sul 2-0 già nel primo quarto d’ora grazie ai
gol di Litterini e Celia. Il primo sfrutta un assist di Masè, il secondo è
bravo a fiondarsi subito sulla respinta del portiere che aveva intuito il
rigore del compagno. Nel finale di tempo il Levico accorcia grazie a Simoni, il
quale approfitta delle percussioni di uno scatenato Betti che sulla destra fa
la differenza. Il pareggio arriva solo al 83esimo con Nicolussi Paolaz che in
spaccata anticipa tutti trovando la zampata vincente sulla punizione di
Filippini. Nessuno riesce più a colpire e si va ai rigori dove la parata di
Lorenzi e la rete di Osei daranno il via alla festa del Comano.
Alla gioia dei giudicariesi si
aggiunge quella del San Martino che in uno dei recuperi di Eccellenza sbanca
Termeno e vola in testa alla classifica laureandosi campione d’inverno.
Risultato straordinario per gli altoatesini che al primo anno in categoria
stanno facendo scintille. Sfiorata più volte la promozione, la squadra della
val Passiria è riuscita l’anno scorso a raggiungere l’obiettivo e ora non
sembra volersi fermare. Merito di una squadra tosta che ha in Lanthaler, attuale
capocannoniere del torneo, una bocca da fuoco devastante.
Rimanendo in Eccellenza ma
passando agli incontri che interessano più direttamente la Bassa, va segnalato
il ritorno al successo dell’Alense che abbandona l’ultimo posto violando il
sempre insidioso campo del Naturno. Dopo l’iniziale vantaggio, gli altoatesini
subiscono il micidiale ritorno degli ospiti che nel giro di due minuti
ribaltano il risultato (Bonazza, Mutinelli) e si portano a soli due punti dai
rivali di giornata. La squadra di Ala rimane comunque in zona retrocessione e
dovrà soffrire fino alla fine. La vittoria è ad ogni modo un segnale
incoraggiante, che conferma che la compagine del presidente Candio non ha
intenzione di arrendersi. In attesa del match di Levico che chiuderà definitivamente
l’andata, possiamo già dire che al momento vi è una sola trentina in zona
retrocessione. Le altre, tuttavia, ad esclusione del Dro lanciato verso
traguardi più nobili, non devono assolutamente abbassare la guardia.
Anche in Promozione si sono
disputate alcune partite e più precisamente tre recuperi della 13esima
giornata. I risultati non sono stati proprio pessimi nella prospettiva della
Bassa. Al Quercia, Rovereto e Azzurra si dividono la posta in palio (2-2) con i
nonesi che rimangono così a +6 sulla
zona pericolo. La prima inseguitrice è proprio il Rovereto che dopo il
vantaggio ha rischiato addirittura la beffa: le zebrette passano alla mezz’ora,
ma proprio all’ultimo secondo della prima frazione subiscono il pareggio di
Pedrotti. Nel secondo tempo lo stesso Pedrotti porta in vantaggio i suoi in
contropiede. Grande momento per l’ex Lavis che, lasciata la squadra rossoblù in
cui non trovava spazio, sembra aver ritrovato fiducia e confidenza con il gol. A
dieci dal termine i bianconeri scongiurano quantomeno la sconfitta casalinga
con Gioseffi, ma a sorridere è soprattutto la Bassa. Negli altri match di
giornata successi di Calciochiese e Arco rispettivamente contro
Castelsangiorgio e Pinzolo. I chiesani espugnano Chizzola con i gol del veterano
Zaninelli e del giovane Sherim e raggiungono la Ravinense al primo posto. La
squadra di Fugatti è quindi costretta a condividere il titolo di campione
d’inverno con quella di Grassi. Fatale la sconfitta contro la Bassa. Il
Castelsangiorgio rimane comunque una delle più belle sorprese, sia per il
rendimento, sia per la qualità del gioco espresso. I ragazzi di Romani saranno
però chiamati a fare ancora punti per non esser risucchiati nelle zone basse. L’Arco
vince invece 2-1 sul Pinzolo, salendo a quota 24 e quindi a pari merito con i
“cugini” della Baone e a +3 sulla Bassa. I rendenesi non riescono a dare
seguito alla vittoria di Villa Lagarina e restano al penultimo posto con soli
10 punti. L’organico sarà certamente rafforzato e nel ritorno i punti conquistati
saranno con ogni probabilità molti di più, ma per ora la Bassa può contare su
un discreto vantaggio di 11 punti.
Per finire il classico sguardo
sulle disavventure delle regionali in serie D. A onor del vero è stato un turno
meno tragico del solito a livello di punti conquistati, anche grazie allo
scontro diretto tra Trento e S.Giorgio. A Seregno la Fersina, in virtù del gol
di Donati, strappa un punto che fa classifica, ma emergono ancora dei problemi
che costringono i perginesi a rimanere nei bassifondi. La speranza è che il
presidente Peghini, che ha sempre mostrato un apprezzabile attaccamento alla
squadra, riesca ad acquistare alcune pedine di qualità per il ritorno. Il
Mezzocorona crolla in casa contro la nuova capolista Voghera. Decisamente
sfortunati i gialloverdi, che passati in vantaggio si suicidano sul finire del
tempo con un retropassaggio sanguinoso di Pisetta (evidentemente già in clima
natalizio) che regala il pareggio. Nei secondi 45 minuti gli ospiti sfruttano
un rimpallo e raddoppiano. Il Mezzo si getta in avanti ma lascia troppi spazi e
viene infilato in contropiede. Il 2-3 giunge troppo tardi e all’ultimo arriva
pure il poker vogherese che punisce una formazione di casa generosa ma
maldestra in difesa. Preoccupante la situazione di classifica dei rotaliani che
sprofondano al terzultimo posto. Troppe rimonte subite, troppi punti gettati al
vento. Così si rischia di retrocedere.
Chiusura che spetta di diritto al
derby Trento-S.Giorgio. Da una parte i gialloblu del capoluogo trentino, in costante
affanno e sempre alle prese con gestioni societarie quantomeno rivedibili (oltre
che con una classifica drammatica). Dall’altra la piccola compagine altoatesina
dell’omonima frazione di Brunico, protagonista di un’epica salvezza la scorsa
stagione e molto combattiva anche quest’anno. I pusteresi meriterebbero un
discorso a parte per i risultati ottenuti in una categoria dove tutte le altre
società hanno un budget tremendamente più consistente. Un derby interessante ma
disputato in un clima un po’ depresso soprattutto a causa del caos che regna
all’interno della società di via Severino. Al Briamasco ci sono comunque le
telecamere della Rai con conseguente diretta televisiva. Merito della tv, del
nuovo (quarto!!) allenatore o forse demerito di un S.Giorgio spento e abulico,
fatto sta che il Trento regala ai suoi tifosi (comprensibilmente depressi ma
sempre fedeli) una prestazione che non si vedeva da tempo. 4-2 finale e ottima
figura per gli aquilotti ma in generale per tutto il movimento calcistico trentino
che hanno dato spettacolo davanti agli occhi degli sportivi nazionali. Con il talentuoso Ferrarese in panchina (in
rotta con la società e purtroppo pronto a partire), è Aquaro a prendersi la
scena realizzando uno storico poker. Buona partita per tutta la squadra
trentina, grintosa e convinta come raramente accade negli ultimi tempi. Sugli
scudi anche l’ex Qpr Alberti, imprendibile sulla fascia e di categoria
superiore. Male la squadra di Morini a cui è mancato il carattere che
generalmente la contraddistingue. Occasione persa per allontanarsi dalla zona
play-out contro un avversario che finora aveva quasi sempre dato
salomonicamente tre punti a tutti. L’ottimo tecnico saprà, tuttavia, certamente
motivare e ricaricare i suoi in vista dei prossimi incontri.
Segnali di vita da parte del
Trento, che resta però fanalino di coda. A preoccupare, più che la classifica
in sé, è l’assenza di stabilità interna. Non solo continue sostituzioni alla
guida tecnica, ma anche frequenti cambiamenti a livello dirigenziale e un organico
rivoluzionato ogni settimana. Inevitabile la mancanza di una qualsiasi forma di
serenità, indispensabile per lavorare bene. Si auspica che vi siano le conferme
di Ferrarese (improbabile) e di Aquaro (in dubbio) come punto di partenza e che
arrivino poi alcuni rinforzi mirati (e non dei nomi casuali che spesso
tristemente accade in quel di Trento). In questo momento la salvezza è
miraggio.
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