Le partite delle regionali in serie D si confermano
appuntamento per masochisti. Le nostre hanno dato ancora una volta grandi
soddisfazioni, ma come sempre ai tifosi avversari. Il pareggio raggiunto in
extremis dalla Fersina in terra bresciana rappresenta l’unico risultato utile
della seconda giornata di ritorno.
Anticipare il match al sabato non è servito al Mezzocorona,
nuovamente sconfitto, così come non ha prodotto gli effetti sperati la scelta
di richiamare al timone Orsini, allontanato in autunno dopo aver conquistati 12
punti e ora di nuovo in panchina con la squadra che nel frattempo ha ottenuto
un misero punto in 8 incontri. Al Comunale di via S. Maria i gialloverdi
attendevano il Montichiari, formazione che fino alla scorsa stagione militava
in C2 ma che finora non è riuscita a stabilirsi nella metà alta della
classifica. Sfida teoricamente abbordabile, ma, considerando la situazione dei
rotaliani, non certo facile. Un finale generoso non è bastato ai draghetti, che
hanno solo sfiorato la rimonta dopo il doppio svantaggio. I bresciani, pur
senza strafare, infliggono dunque la sesta sconfitta di fila ai padroni di casa
(la prima dell’Orsini-bis). Il ritmo è da retrocessione diretta e le diatribe
societarie, inusuali nella Piana, non aiutano di certo: in settimana è arrivata
la notizia delle dimissioni del ds Tormen, appena tornato e, da quanto
trapelato, contrario ad una nuova sostituzione alla guida tecnica. In mezzo
agli molteplici episodi da dimenticare, vi è comunque una novità incoraggiante,
ossia il ritorno di Matteo Timpone. L’ex Suedtirol, già protagonista della
scorsa salvezza e poco utilizzato in Lega Pro, è sceso nuovamente di categoria
per cercare di salvare un “Mezzo” in stato confusionale. Questa volta, se ce la
facesse, più che di impresa, si parlerebbe quasi di miracolo. L’impatto
dell’altoatesino è stato ad ogni modo devastante, anche se non è arrivato
nemmeno un punto. L’attaccante, entrato nella seconda frazione, ha capovolto la
partita, dando la scossa ai suoi compagni. L’1-2 con cui i gialloverdi hanno
accorciato le distanze, porta, neanche a dirlo, la sua firma e nel finale il
nuovo acquisto, ha addirittura sfiorato il pari. Una mezz’ora convincente non
può però bastare per uscire da una posizione di classica drammatica.
La domenica Trento e S.Giorgio non fanno meglio dei
rotaliani, quantomeno a livello di punti conquistati. Le attenuanti, tuttavia,
in questo caso non mancano, soprattutto per i pusteresi, che, di scena sul
campo della capolista Pontisola, sono autori di un’ottima prestazione ed escono
ad testa alta, nonostante la sconfitta. Un primato che può stupire quello del
Ponte S.Pietro Isola (nome completo della squadra), non per ragioni
strettamente tecniche ma considerando che all’apparenza la compagine non sembra
tra le più rinomate e blasone. Interessante è allora ricordare, per i
nostalgici e gli amanti delle statistiche, che questa formazione può vantare
addirittura una partecipazione alla Serie B del primissimo dopoguerra
(1947-1948 con il nome di Vita Nova). Da allora, assunta la denominazione di
Ponte S. Pietro, pochi anni di D e molti nei campionati regionali, fino alla
recente risalita e alla fusione con l’Fc Isola, formazione di Terno e Chignolo
d’Isola. Più semplicemente il sodalizio rappresenta ora tre paesi bergamaschi
che fanno parte della c.d. “isola”, formata dai fiumi Brembo e Adda. Dati che
non possono non intristire i tifosi del Trento, condannati da anni a competere
con squadre di paese che spesso e volentieri si dimostrano perfino più
attrezzate.
Gli Jergina, reduci dal buon pareggio con il Lecco, non
particolarmente intimoriti dal divario in classifica, passano in vantaggio con
Veronese nella prima metà del primo tempo, ma non riescono a mantenere il
punteggio fino all’intervallo. Prima del duplice fischio i bergamaschi
impattano e nel secondo tempo aumentano la pressione sfruttando la superiorità
numerica (espulso Obrist). Gli ospiti lottano e resistonofino a venti dal
termine, quando giunge il micidiale uno-due dei padroni di casa che prima
passano in vantaggio, poi approfittando del momento favorevole, siglano
immediatamente il terzo gol e chiudono la contesa. Perdere in casa della
capolista ci può stare, ma mercoledì salirà a Brunico il S.Angelo, penultimo a
pari (de)merito con il Mezzocorona. Una partita da non sbagliare: non solo tre
punti consentirebbero ai biancorossi di staccarsi definitivamente dagli ultimi
due posti e di continuare a sperare nella salvezza senza spareggi e ma la
sconfitta impedirebbe anche ai lodigiani di allontanarsi da Mezzocorona e
Trento.
Il Trento, sempre alle prese con il tormentone De Zerbi, non
sfrutta il fattore campo e cade al cospetto dell’Olginatese. Un gol per tempo e
i lombardi ringraziano, tornando in riva al lago con tre punti che valgono la
conferma del terzo posto. Match winner il solito Cristofoli, autore della seconda
doppietta consecutiva e nuovamente giustiziere di una trentina: sette giorni
fa, grazie a due marcature dell’attaccante, i lecchesi avevano infatti
liquidato la pratica Mezzocorona. Passo indietro dopo la prestazione
apprezzabile di Sesto San Giovanni. Sicuramente sul diverso esito ha inciso
anche la differente forza dell’avversario, ma resta il fatto che il tempo
stringe e i punti non arrivano. I risultati delle ultime giornate hanno
provocato una spaccatura abbastanza netta in fondo alla classifica, con le
ultime tre che stanno perdendo contatto con la zona play out. Sono già 7 i
punti di distacco fra terz’ultima e quart’ultima: di questo passo evitare gli
ultimi due posti potrebbe non bastare per scongiurare la retrocessione diretta.
Il tutto è però passato in secondo piano dopo le incredibili
e inaspettate dichiarazioni della coppia Bizzozzero-Belfanti sul futuro della
squadra. Scatenato soprattutto il nuovo socio che negli studi di Rttr ha
annunciato che vi sarebbe la possibilità di vedere il Trento in Lega Pro già il
prossimo anno. Il trucco sarebbe l’acquisto del titolo sportivo di una società
di quella categoria, un po’ come avviene talvolta nel volley e soprattutto
negli sport americani, basati sul sistema delle franchigie. Bizzozzero,
incontenibile, si è pure sbilanciato svelando l’esistenza di contatti in tal
senso con la Tritium, squadra di Trezzo sull’Adda, che quanto a storia e bacino
d’utenza non può certo competere con il Trento. Analizzando le affermazioni
razionalmente e evitando che facili entusiasmi prendano il sopravvento, devono
essere sottolineati alcuni aspetti. Il primo ostacolo lo pone il regolamento,
che, al di là di misteriosi cavilli, non sembra lasciare spazio a ipotesi di
questo tipo. Ne sanno qualcosa ad Avezzano, dove l’iter per spostare la sede
dell’allora Pescina Val del Giovenco nella più attrezzata cittadina marsicana
si trasformò in una via crucis. Macalli, il presidente della categoria, ha
inoltre ribadito più volte l’inammissibilità di simili progetti. Supponendo che
l’idea sia legittima resta il fatto che non solo la scelta è ricaduta su una
squadra che si trova in zona retrocessione, ma sembra pure difficile immaginare
che la società aquilotta, in grande difficoltà in serie D, riesca ad
organizzarsi in modo da preparare un campionato dignitoso nell’ex serie C. Last
but not least, va considerato l’aspetto strettamente sportivo. Salire di
categoria per via burocratiche non è certo la stessa cosa: guadagnarsi le
promozioni sul campo e con i tifosi al fianco è l’essenza del calcio. Il
rischio ulteriore di operazioni come quella prospettata è quello che vi siano
dei cambiamenti inopportuni a livello di denominazione e colori, con
conseguente allontanamento dalla tradizione. Molti tifosi trentini, UTN (Ultras
Trento) in primis non appoggerebbero mai una simile ipotesi e l’ultima cosa di
cui ha bisogno il Trento è perdere quei pochi sostenitori che nonostante tutte
le vicissitudini e le delusioni rimangono ancora fedeli. Non c’è niente di
peggio che una squadra senza tifosi. Il consiglio è dunque quello di fare
possibile e impossibile per riuscire nell’impresa di fare una scalata “vera”,
basata su vittorie e trionfi. Più che grandi proclami e sedicenti profeti i tifosi gialloblu vogliono fatti. Promesse
poi mai mantenute negli ultimi anni ce ne sono state fin troppe.
Anche fra le quattro regionali inizia a delinearsi (a livello di classifica) una sorta di gerarchia, con da un lato aquilotti e rotaliani sempre più nel baratro e con sempre meno speranze, dall’altro S.Giorgio e Fersina che quantomeno, lungi dall’essere squadre continue, muovono ogni tanto la classifica e si tengono lontane dal pericolo retrocessione diretta.
Seconda gara senza sconfitta per la Fersina, che torna
indenne da Darfo. Dopo l’amarissimo pareggio contro il S. Angelo, altra sfida
salvezza per i perginesi, ma questa volta in trasferta e contro una squadra con
gli stessi punti. L’obiettivo minimo (non perdere) è stato raggiunto. Le
recriminazioni, però, non mancano.
Partenza a razzo dei bresciani che scheggiano la traversa
già al terzo minuto con un siluro di Capelloni. Ancora padroni di casa
pericolosi con Muchetti che entrato in area incrocia il tiro e costringe il
nuovo arrivato Chimini a deviare con la punta delle dita. Gli ospiti si fanno
vedere soprattutto con Marchione, il più attivo dei suoi e già il migliore
domenica scorsa. Il centrocampista offensivo prima riesce a crossare dalla
sinistra ma non trova nessuno in mezzo all’area piccola, poi ci prova
direttamente con una conclusione a giro. Successivamente il numero 9 del Darfo
viene lanciato verso la porta avversaria e, inseguito dai difensori gialloneri,
si lascia cadere dopo un contatto veniale: simulazione e giallo. Poco dopo lo
stesso Beretta, spalle alla porta pressato dal marcatore mostra doti da
stuntman e crolla a terra come fulminato. L’arbitro questa volta si fa
ingannare e concedere un rigore inesistente. È lo stesso centravanti a
presentarsi dagli undici metri e a portare avanti i suoi. Durante l’intervallo
Cortese carica i propri uomini che entrano con tutt’altro piglio. Nei primi
minuti è Mammetti, servito ottimamente a centro area dopo un’azione sulla
sinistra, a divorarsi il gol del pareggio: Tiraccio alto da dimenticare! Lo
stesso attaccante concluderà più avanti in modo simile sciupando un’altra
ghiotta chance. Nei secondi 45’ la Fersina domina e le palle-gol si susseguono:
tra le principali occasioni il gran tiro dal limite di Bazzanella respinto dal
portiere e l’azione di Donati. Il numero 10 dei valsuganotti si insinua magistralmente
in area da posizione di destra ma giunto davanti all’estremo difensore apre
troppo il sinistro e manda a lato di pochissimo. Un’altra beffa immeritata è in
agguato ma a tre dalla fine il duo Donati-Cicuttini orchestra come ai vecchi
tempi la giocata della partita: Donati pennella dalla destra un cross sul primo
palo sul quale si avventa rapace Cicuttini che anticipa tutti e di testa gira
in rete per l’1-1. L’ultima azione è del Darfo, per il resto non pervenuto nel
secondo tempo. La difesa ospite sbaglia ad impostare e favorisce la veloce
ripartenza bresciana: Chimini respinge il destro in diagonale scoccato da
Muchetti appena dentro i sedici metri, la sfera finisce sui piedi di
Lauricella, che da buona posizione tenta il tap-in, trovando però ancora volta
il riflesso del portiere. Rischio finale che poteva costare caro, ma
francamente se c’era una squadra che meritava i tre punti, quella non era certo
il Darfo. Buona la prima per il portiere ex Salò, il cui acquisto dovrebbe aver
chiuso la campagna di rafforzamento, salvo qualche colpo di coda del
presidente. Positiva inoltre la reazione di carattere del secondo tempo ma va
anche sottolineato che gli errori arbitrali a danno dei valsuganotti cominciano
ad essere veramente troppi.
Per nulla rassicurata da questi risultati, la Bassa
ricomincia questa settimana gli allenamenti, quando manca poco più di un mese
alla ripresa del campionato.
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