martedì 15 gennaio 2013

La situazione al 13 Gennaio



Le partite delle regionali in serie D si confermano appuntamento per masochisti. Le nostre hanno dato ancora una volta grandi soddisfazioni, ma come sempre ai tifosi avversari. Il pareggio raggiunto in extremis dalla Fersina in terra bresciana rappresenta l’unico risultato utile della seconda giornata di ritorno.

Anticipare il match al sabato non è servito al Mezzocorona, nuovamente sconfitto, così come non ha prodotto gli effetti sperati la scelta di richiamare al timone Orsini, allontanato in autunno dopo aver conquistati 12 punti e ora di nuovo in panchina con la squadra che nel frattempo ha ottenuto un misero punto in 8 incontri. Al Comunale di via S. Maria i gialloverdi attendevano il Montichiari, formazione che fino alla scorsa stagione militava in C2 ma che finora non è riuscita a stabilirsi nella metà alta della classifica. Sfida teoricamente abbordabile, ma, considerando la situazione dei rotaliani, non certo facile. Un finale generoso non è bastato ai draghetti, che hanno solo sfiorato la rimonta dopo il doppio svantaggio. I bresciani, pur senza strafare, infliggono dunque la sesta sconfitta di fila ai padroni di casa (la prima dell’Orsini-bis). Il ritmo è da retrocessione diretta e le diatribe societarie, inusuali nella Piana, non aiutano di certo: in settimana è arrivata la notizia delle dimissioni del ds Tormen, appena tornato e, da quanto trapelato, contrario ad una nuova sostituzione alla guida tecnica. In mezzo agli molteplici episodi da dimenticare, vi è comunque una novità incoraggiante, ossia il ritorno di Matteo Timpone. L’ex Suedtirol, già protagonista della scorsa salvezza e poco utilizzato in Lega Pro, è sceso nuovamente di categoria per cercare di salvare un “Mezzo” in stato confusionale. Questa volta, se ce la facesse, più che di impresa, si parlerebbe quasi di miracolo. L’impatto dell’altoatesino è stato ad ogni modo devastante, anche se non è arrivato nemmeno un punto. L’attaccante, entrato nella seconda frazione, ha capovolto la partita, dando la scossa ai suoi compagni. L’1-2 con cui i gialloverdi hanno accorciato le distanze, porta, neanche a dirlo, la sua firma e nel finale il nuovo acquisto, ha addirittura sfiorato il pari. Una mezz’ora convincente non può però bastare per uscire da una posizione di classica drammatica.  

La domenica Trento e S.Giorgio non fanno meglio dei rotaliani, quantomeno a livello di punti conquistati. Le attenuanti, tuttavia, in questo caso non mancano, soprattutto per i pusteresi, che, di scena sul campo della capolista Pontisola, sono autori di un’ottima prestazione ed escono ad testa alta, nonostante la sconfitta. Un primato che può stupire quello del Ponte S.Pietro Isola (nome completo della squadra), non per ragioni strettamente tecniche ma considerando che all’apparenza la compagine non sembra tra le più rinomate e blasone. Interessante è allora ricordare, per i nostalgici e gli amanti delle statistiche, che questa formazione può vantare addirittura una partecipazione alla Serie B del primissimo dopoguerra (1947-1948 con il nome di Vita Nova). Da allora, assunta la denominazione di Ponte S. Pietro, pochi anni di D e molti nei campionati regionali, fino alla recente risalita e alla fusione con l’Fc Isola, formazione di Terno e Chignolo d’Isola. Più semplicemente il sodalizio rappresenta ora tre paesi bergamaschi che fanno parte della c.d. “isola”, formata dai fiumi Brembo e Adda. Dati che non possono non intristire i tifosi del Trento, condannati da anni a competere con squadre di paese che spesso e volentieri si dimostrano perfino più attrezzate.

Gli Jergina, reduci dal buon pareggio con il Lecco, non particolarmente intimoriti dal divario in classifica, passano in vantaggio con Veronese nella prima metà del primo tempo, ma non riescono a mantenere il punteggio fino all’intervallo. Prima del duplice fischio i bergamaschi impattano e nel secondo tempo aumentano la pressione sfruttando la superiorità numerica (espulso Obrist). Gli ospiti lottano e resistonofino a venti dal termine, quando giunge il micidiale uno-due dei padroni di casa che prima passano in vantaggio, poi approfittando del momento favorevole, siglano immediatamente il terzo gol e chiudono la contesa. Perdere in casa della capolista ci può stare, ma mercoledì salirà a Brunico il S.Angelo, penultimo a pari (de)merito con il Mezzocorona. Una partita da non sbagliare: non solo tre punti consentirebbero ai biancorossi di staccarsi definitivamente dagli ultimi due posti e di continuare a sperare nella salvezza senza spareggi e ma la sconfitta impedirebbe anche ai lodigiani di allontanarsi da Mezzocorona e Trento.

Il Trento, sempre alle prese con il tormentone De Zerbi, non sfrutta il fattore campo e cade al cospetto dell’Olginatese. Un gol per tempo e i lombardi ringraziano, tornando in riva al lago con tre punti che valgono la conferma del terzo posto. Match winner il solito Cristofoli, autore della seconda doppietta consecutiva e nuovamente giustiziere di una trentina: sette giorni fa, grazie a due marcature dell’attaccante, i lecchesi avevano infatti liquidato la pratica Mezzocorona. Passo indietro dopo la prestazione apprezzabile di Sesto San Giovanni. Sicuramente sul diverso esito ha inciso anche la differente forza dell’avversario, ma resta il fatto che il tempo stringe e i punti non arrivano. I risultati delle ultime giornate hanno provocato una spaccatura abbastanza netta in fondo alla classifica, con le ultime tre che stanno perdendo contatto con la zona play out. Sono già 7 i punti di distacco fra terz’ultima e quart’ultima: di questo passo evitare gli ultimi due posti potrebbe non bastare per scongiurare la retrocessione diretta.

Il tutto è però passato in secondo piano dopo le incredibili e inaspettate dichiarazioni della coppia Bizzozzero-Belfanti sul futuro della squadra. Scatenato soprattutto il nuovo socio che negli studi di Rttr ha annunciato che vi sarebbe la possibilità di vedere il Trento in Lega Pro già il prossimo anno. Il trucco sarebbe l’acquisto del titolo sportivo di una società di quella categoria, un po’ come avviene talvolta nel volley e soprattutto negli sport americani, basati sul sistema delle franchigie. Bizzozzero, incontenibile, si è pure sbilanciato svelando l’esistenza di contatti in tal senso con la Tritium, squadra di Trezzo sull’Adda, che quanto a storia e bacino d’utenza non può certo competere con il Trento. Analizzando le affermazioni razionalmente e evitando che facili entusiasmi prendano il sopravvento, devono essere sottolineati alcuni aspetti. Il primo ostacolo lo pone il regolamento, che, al di là di misteriosi cavilli, non sembra lasciare spazio a ipotesi di questo tipo. Ne sanno qualcosa ad Avezzano, dove l’iter per spostare la sede dell’allora Pescina Val del Giovenco nella più attrezzata cittadina marsicana si trasformò in una via crucis. Macalli, il presidente della categoria, ha inoltre ribadito più volte l’inammissibilità di simili progetti. Supponendo che l’idea sia legittima resta il fatto che non solo la scelta è ricaduta su una squadra che si trova in zona retrocessione, ma sembra pure difficile immaginare che la società aquilotta, in grande difficoltà in serie D, riesca ad organizzarsi in modo da preparare un campionato dignitoso nell’ex serie C. Last but not least, va considerato l’aspetto strettamente sportivo. Salire di categoria per via burocratiche non è certo la stessa cosa: guadagnarsi le promozioni sul campo e con i tifosi al fianco è l’essenza del calcio. Il rischio ulteriore di operazioni come quella prospettata è quello che vi siano dei cambiamenti inopportuni a livello di denominazione e colori, con conseguente allontanamento dalla tradizione. Molti tifosi trentini, UTN (Ultras Trento) in primis non appoggerebbero mai una simile ipotesi e l’ultima cosa di cui ha bisogno il Trento è perdere quei pochi sostenitori che nonostante tutte le vicissitudini e le delusioni rimangono ancora fedeli. Non c’è niente di peggio che una squadra senza tifosi. Il consiglio è dunque quello di fare possibile e impossibile per riuscire nell’impresa di fare una scalata “vera”, basata su vittorie e trionfi. Più che grandi proclami e sedicenti profeti  i tifosi gialloblu vogliono fatti. Promesse poi mai mantenute negli ultimi anni ce ne sono state fin troppe.  

Anche fra le quattro regionali inizia a delinearsi (a livello di classifica) una sorta di gerarchia, con da un lato aquilotti e rotaliani sempre più nel baratro e con sempre meno speranze, dall’altro S.Giorgio e Fersina che quantomeno, lungi dall’essere squadre continue, muovono ogni tanto la classifica e si tengono lontane dal pericolo retrocessione diretta.

Seconda gara senza sconfitta per la Fersina, che torna indenne da Darfo. Dopo l’amarissimo pareggio contro il S. Angelo, altra sfida salvezza per i perginesi, ma questa volta in trasferta e contro una squadra con gli stessi punti. L’obiettivo minimo (non perdere) è stato raggiunto. Le recriminazioni, però, non mancano.

Partenza a razzo dei bresciani che scheggiano la traversa già al terzo minuto con un siluro di Capelloni. Ancora padroni di casa pericolosi con Muchetti che entrato in area incrocia il tiro e costringe il nuovo arrivato Chimini a deviare con la punta delle dita. Gli ospiti si fanno vedere soprattutto con Marchione, il più attivo dei suoi e già il migliore domenica scorsa. Il centrocampista offensivo prima riesce a crossare dalla sinistra ma non trova nessuno in mezzo all’area piccola, poi ci prova direttamente con una conclusione a giro. Successivamente il numero 9 del Darfo viene lanciato verso la porta avversaria e, inseguito dai difensori gialloneri, si lascia cadere dopo un contatto veniale: simulazione e giallo. Poco dopo lo stesso Beretta, spalle alla porta pressato dal marcatore mostra doti da stuntman e crolla a terra come fulminato. L’arbitro questa volta si fa ingannare e concedere un rigore inesistente. È lo stesso centravanti a presentarsi dagli undici metri e a portare avanti i suoi. Durante l’intervallo Cortese carica i propri uomini che entrano con tutt’altro piglio. Nei primi minuti è Mammetti, servito ottimamente a centro area dopo un’azione sulla sinistra, a divorarsi il gol del pareggio: Tiraccio alto da dimenticare! Lo stesso attaccante concluderà più avanti in modo simile sciupando un’altra ghiotta chance. Nei secondi 45’ la Fersina domina e le palle-gol si susseguono: tra le principali occasioni il gran tiro dal limite di Bazzanella respinto dal portiere e l’azione di Donati. Il numero 10 dei valsuganotti si insinua magistralmente in area da posizione di destra ma giunto davanti all’estremo difensore apre troppo il sinistro e manda a lato di pochissimo. Un’altra beffa immeritata è in agguato ma a tre dalla fine il duo Donati-Cicuttini orchestra come ai vecchi tempi la giocata della partita: Donati pennella dalla destra un cross sul primo palo sul quale si avventa rapace Cicuttini che anticipa tutti e di testa gira in rete per l’1-1. L’ultima azione è del Darfo, per il resto non pervenuto nel secondo tempo. La difesa ospite sbaglia ad impostare e favorisce la veloce ripartenza bresciana: Chimini respinge il destro in diagonale scoccato da Muchetti appena dentro i sedici metri, la sfera finisce sui piedi di Lauricella, che da buona posizione tenta il tap-in, trovando però ancora volta il riflesso del portiere. Rischio finale che poteva costare caro, ma francamente se c’era una squadra che meritava i tre punti, quella non era certo il Darfo. Buona la prima per il portiere ex Salò, il cui acquisto dovrebbe aver chiuso la campagna di rafforzamento, salvo qualche colpo di coda del presidente. Positiva inoltre la reazione di carattere del secondo tempo ma va anche sottolineato che gli errori arbitrali a danno dei valsuganotti cominciano ad essere veramente troppi.      

Per nulla rassicurata da questi risultati, la Bassa ricomincia questa settimana gli allenamenti, quando manca poco più di un mese alla ripresa del campionato.

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